venerdì 31 maggio 2013

Nerve gasses



1915 - Nelle vicinanze di Ypres, una cittadina delle Fiandre, durante la Prima Guerra Mondiale si ebbe il primo utilizzo su larga scala di armi chimiche. Furono i tedeschi a rilasciare, da 5.730 bombole, 168 tonnellate di gas di cloro su un fronte di circa sei chilometri, causando nel giro di soli dieci minuti circa 5.000 morti nello schieramento alleato (costituito da francesi, inglesi, canadesi e truppe coloniali algerine).

I difensori francesi ed algerini, ignari di questa nuova terribile minaccia, credettero semplicemente in una nuvola di fumo artificiale, creata per mascherare l’avanzata nemica; ordinarono pertanto di raddoppiare la vigilanza, anziché scappare a gambe levate. Nel giro di pochi minuti iniziarono a moltiplicarsi esponenzialmente le perdite, falciate silenziosamente dalla nube giallastra che si spostava lentamente ed inesorabilmente verso ovest.
Si formò una rottura importante del fronte che i tedeschi stessi, increduli e sostanzialmente impreparati a risultati così devastanti della loro nuova arma, non riuscirono a sfruttare.
Da questo momento in poi fu tutto un susseguirsi di ulteriori esperimenti e messa a punto di nuovi sistemi di lancio e dispersione di gas sempre più letali, per arrivare alla terrificante iprite, o “gas mostarda”, introdotta dai tedeschi sempre ad Ypres (da cui il nome) il 12 luglio 1917. Questo gas, oltre ad avere effetti vescicanti di inaudita potenza, ristagnava sulle divise, sull’intero campo di battaglia e persino nel sottosuolo, aumentando la sua potenzialità d’offesa per settimane e settimane. Tristemente noti e molteplici i casi di contaminazione ai danni degli stessi portaferiti e dei medici chiamati ad assistere i gasati di iprite.
Italia e Austria-Ungheria non furono da meno nell’impiego di sostanze chimiche aggressive. Basti pensare allo sfondamento di Caporetto, riuscito in gran parte per merito di circa 2000 proiettili di Fosgene, lanciati contro gli ignari soldati italiani, nella conca di Plezzo, all’alba del 24 ottobre 1917.

Summary



domenica 26 maggio 2013

The locomotive's wheel



Ho trovato un passaggio “tecnologicamente”  interessante nel romanzo da me approfondito “La caduta dei giganti”,che descrive una dettagliata costruzione di una ruota per locomotive,riportando al termine del passo un immagine illustrativa che individua i componenti di una ruota per locomotive.

Grigorij iniziò la dimostrazione. Fece un cenno con il capo a Isaac, un uomo della sua stessa età, capitano della squadra di calcio della fabbrica. Isaac aprì lo stampo. Poi, insieme a Varja, prese un modello in legno levigato di ruota di treno flangiata di per sé un esempio di grande perizia -, con raggi di sezione ellittica distribuiti uno ogni ventesimo di circonferenza e rastremati dal mozzo al bordo esterno. La ruota era destinata a una grossa locomotiva 4-6-4, e il modello era alto quasi come le persone che lo sollevavano.
Lo premettero dentro una vasca riempita con un impasto umido sabbioso da stampaggio. Isaac vi posò sopra la conchiglia di ghisa per formare la superficie di contatto e la flangia, e infine la parte superiore dello stampo.
Aprirono il manufatto assemblato e Grigorij ispezionò la forma impressa dal modello: non si vedevano irregolarità apprezzabili. Cosparse ‘impasto sabbioso di un nero liquido oleoso, quindi richiuse il contenitore. «Ora state indietro, per favore» disse ai visitatori.
Isaac spostò il beccuccio del crogiolo sul foro dentrata sopra lo stampo. Poi Grigorij tirò piano la leva, che fece inclinare il crogiolo.
Lacciaio fuso colò lentamente nello stampo: dagli sfiatatoi uscì sibilando il vapore della sabbia umida. Grigorij sapeva per esperienza quando alzare il crogiolo e interrompere la colata. «Il passo successivo è perfezionare la forma della ruota» disse. «Siccome il metallo incandescente impiega molto tempo a raffreddarsi, ho qui una ruota prodotta in precedenza.»
Era già sistemata su un tornio e Grigorij fece un cenno a
Konstantin, il tornitore, figlio di Varja. Intellettuale, magro e allampanato, con una nera chioma ribelle, Konstantin presiedeva il gruppo di discussione bolscevico ed era il più grande amico di Grigorij. Avviò il motore elettrico facendo girare la ruota ad alta velocità e cominciò a rifinirla con una lima.
«Per favore, state lontani dal tornio» raccomandò Grigorij ai visitatori alzando la voce sopra lo stridio della macchina. «Se lo toccate rischiate di perdere un dito.» Sollevò la mano sinistra. «Come è successo a me in questa fabbrica alletà di dodici anni.» Il suo anulare era un brutto moncherino. Colse l’occhiata irritata del conte Maklakov, che non gradiva gli venisse ricordato il costo umano dei suoi profitti.
La principessa Bea gli rivolse uno sguardo disgustato e affascinato insieme, e lui si chiese se avesse unattrazione morbosa per lo squallore e la sofferenza: era insolito che una signora visitasse una fabbrica.
Grigorij fece un cenno a Konstantin e lui fermò il tornio. «Poi le dimensioni della ruota vengono controllate con il calibro.» Alzò lo strumento. «Le ruote dei treni devono essere di dimensione perfetta. Se il diametro varia più di un millimetro e mezzo, che è più o meno la grandezza della mina di una matita, la ruota va fusa nuovamente e rifatta.»





(Capitolo 3 (Febbraio 1914),pag 105-106,da Ken Follet, La caduta dei giganti, collana Omnibus, Arnoldo Mondadori Editore,Milano, 2010)

1 ruota motrice
2 ruote accoppiate
3-6 manovelle distribuzione
4-5-7-8 bielle distribuzione
12 bilancere
9 stantuffo di distribuzione
10 stantuffo motore
11 biella di accoppiamento