mercoledì 5 giugno 2013

Rifles



Tutti i fucili da guerra adottati dai vari eserciti imponevano di agire manualmente sul meccanismo dell'otturatore a ogni sparo per estrarre il bossolo e inserire una nuova cartuccia dal caricatore. È di questo tipo, ad esempio, il famoso Modello 91 utilizzato dalle truppe italiane durante la prima guerra mondiale. Per quanto tecnicamente molto perfezionate, tali armi sviluppavano uno scarso volume di fuoco e si rivelarono quindi inadeguate alla guerra di trincea. In seguito furono costruiti fucili automatici, che sfruttavano la pressione dei gas sviluppata nello sparo per azionare il meccanismo di ricarica. A differenza dei fucili da guerra come il Lee-Enfield, lo Springfield e il Modello 91, che richiedevano un'azione manuale per la ricarica dopo ogni colpo, un fucile automatico sparava, continuando a tenere il grilletto premuto, fino a esaurimento del caricatore. Un fucile semiautomatico, invece, si ricaricava automaticamente dopo ogni colpo, ma occorreva ogni volta rilasciare e premere nuovamente il grilletto. Il fucile semiautomatico Garand M1, adottato dalle truppe statunitensi durante il secondo conflitto mondiale, funzionava a sottrazione di gas: una piccola apertura presso la bocca della canna lasciava passare gas sufficiente per spingere una barra che, azionando il meccanismo dell'otturatore, espelleva il bossolo del colpo sparato e caricava un nuovo proiettile da un caricatore da otto colpi. Nel 1957 il Garand M1 fu sostituito con il fucile M14, che adottava un caricatore di venti colpi ed era in grado di sparare a raffica. Nel 1966, durante la guerra del Vietnam, fu adottato l'M16, che permetteva di far fuoco in modo automatico oppure semiautomatico. Negli ultimi decenni sono state sviluppate armi leggere, come ad esempio l'Armalite e il Kalašnikov, in grado di svolgere funzioni multiple.






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